Onorevoli Colleghi! - Negli ultimi mesi si è sviluppato un intenso dibattito sui cosiddetti «costi della politica» e sulla necessità di un intervento legislativo finalizzato al loro contenimento.
      Il sentimento di sfiducia e distacco montante tra i cittadini e le sedi istituzionali della politica è in costante aumento, ed è anche compito della politica e del legislatore assumere posizioni e decisioni che eliminino questo sentimento negativo da parte della società civile.
      Ma riduzione dei costi non è solo riduzione dei privilegi, che sono spesso privilegi economici, ma anche e forse soprattutto lotta agli sprechi, alle duplicazioni e alle inefficienze.
      La proposta di legge che si sottopone alla Vostra attenzione non vuole affatto ridurre la rappresentanza, che è il fondamento democratico del nostro Paese, ma solamente contribuire a recuperare efficienza e ad evitare sprechi, con una riforma parziale del sistema istituzionale e amministrativo che consenta di razionalizzare risorse e competenze.
      Non si tratta solo di una riorganizzazione burocratica o di una più oculata gestione di denaro pubblico, ma del necessario accoglimento delle istanze dei cittadini elettori e contribuenti, nella cui richiesta di riduzione dei costi va letta una domanda di credibilità, di senso civico e di impegno pratico da parte di chi li rappresenta.
      È una richiesta che il mondo politico non può non ascoltare e alla quale è necessario dare risposte concrete.
      Non si propongono «tagli» indiscriminati, ma un tentativo di razionalizzazione

 

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delle rappresentanze che tenga conto del necessario equilibrio tra cittadini e rappresentanti istituzionali. Le modifiche proposte riguardano in particolare gli enti locali, quindi province e comuni, e gli enti strumentali da essi costituiti.
      Sono inoltre previste norme per ridurre le indennità e i compensi degli amministratori regionali.
      Le misure di razionalizzazione che si propongono consentiranno, se attuate, un risparmio di 800-900 milioni di euro.
      Comunità montane. In questi anni si è assistito a un incremento eccessivo del numero e dell'estensione delle comunità montane. Attualmente in Italia ve ne sono 355, che raccolgono ben 3.546 comuni montani, e molti comuni parzialmente montani. Insomma, un numero elevatissimo se si pensa che in Italia ci sono 8.100 comuni.
      Molti di questi comuni, in realtà, non rientrano affatto in zone montuose, e quindi non si giustificherebbe la loro appartenenza alla comunità montana.
      Questo è stato possibile anche in virtù dell'articolo 27 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che, al comma 5, stabilisce che «(...) La legge regionale può prevedere, altresì, per un più efficace esercizio delle funzioni e dei servizi svolti in forma associata, l'inclusione dei comuni confinanti, con popolazione non superiore a 20.000 abitanti (...)». Ciò ha comportato spesso l'inclusione di comuni che non avevano in realtà alcuna caratteristica propria del comune montano.
      Con l'articolo 1 della presente proposta di legge si sopprime il citato periodo del comma 5 relativo alle comunità montane, che ha consentito un'interpretazione eccessivamente estesa, e si ridefiniscono le caratteristiche in base alle quali un comune può essere considerato montano.
      Infine, sempre con l'articolo 1, si prevede che ai presidenti e agli assessori delle comunità montane siano riconosciute le indennità di funzione, in una misura che non sia superiore al 60 per cento di quella prevista per un comune avente popolazione pari alla popolazione montana della comunità montana.
      Circoscrizioni comunali. In base alla legislazione vigente, i comuni possono ripartire il proprio territorio in circoscrizioni o in municipalità al fine di assicurare alla popolazione una più diretta partecipazione all'amministrazione.
      Alla circoscrizione sono delegati poteri che vanno al di là della mera funzione consultiva (per la quale possono essere previsti nello statuto del comune, ai sensi della legge n. 59 del 1997, cosiddetta «legge Bassanini», appositi comitati o consulte di quartiere). La suddivisione in circoscrizioni è obbligatoria per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti.
      Nell'ambito di una riorganizzazione della struttura istituzionale del Paese, con l'articolo 2 della presente proposta di legge, si prevede la possibilità di istituire circoscrizioni o municipalità solo per i comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, riducendo in questo modo a sei il numero di città dove sarà possibile istituirle.
      Comuni. La legislazione vigente prevede la presenza di 118.836 consiglieri comunali che siedono per lo più nei consigli comunali dei centri con popolazione inferiore a 50.000 abitanti, nei quali vi è un rapporto tra abitanti e consiglieri di 1 ogni 420, mentre nei centri con popolazione superiore a 50.000 abitanti il rapporto è di 1 ogni 1.937. Pertanto, nell'ottica di un riequilibrio, è necessario ridurre soprattutto il numero di membri nei consigli comunali dei centri più piccoli. La presente proposta di legge, con le disposizioni contenute nell'articolo 3, porterà a una riduzione del 59 per cento dei consiglieri comunali con una riduzione altrettanto evidente delle spese.
      Province. Anche nel caso delle province si assiste alla stessa anomalia riscontrata nei comuni, con un rapporto tra abitanti e rappresentanti eccessivamente alto per le più piccole, nelle quali si ha un consigliere ogni 11.395 abitanti, mentre nelle grandi province il rapporto è di 1 ogni 35.000 abitanti circa.
 

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      Anche in questo caso si propone - con l'articolo 4 - una riduzione del numero dei consiglieri provinciali privilegiando comunque il rapporto tra cittadini e rappresentanti. Anche in tale ipotesi, la normativa proposta porterà un taglio del 27 per cento dei consiglieri provinciali e una conseguente riduzione dei costi complessivi.
      Indennità di funzione. L'articolo 5 della presente proposta di legge prevede una revisione delle indennità percepite dai consiglieri e dagli amministratori regionali nonché dei compensi a loro spettanti per la partecipazione ad organi collegiali.
      Al fine di giungere ad una razionalizzazione e ad una revisione condivise delle indennità suddette con gli enti locali interessati, si prevede l'adozione di un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, proprio per individuare quei criteri omogenei di riferimento a cui le regioni e le province autonome saranno tenute ad uniformarsi, attraverso la propria autonoma azione legislativa.
 

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